La cultura come forma di resistenza. Come quella messa in campo da Antonio Gramsci a Ustica. Attraverso la scuola dei confinati politici istituita a Ustica, luogo di istruzione e di riscatto sociale. Sono questi i temi principali del documentario Gramsci 44, opera del regista reggino Emiliano Barbucci e scritta da Emanuele Milasi.
Un lavoro che racconta, attraverso la realtà del documentario, e la finzione cinematografica, i 44 giorni che Gramsci ha passato sull’isola. Dal dicembre 1926 al gennaio 1927. Quarantaquattro giorni di lezioni e di libertà. Come quella dei residenti che, proprio grazie alla scuola, sono riusciti a trovare e raggiungere. Sì, perché, come confermato da Barbucci: “Gramsci è riuscito a mettere sotto scacco il regime fascista. A Ustica con l’aiuto degli altri intellettuali ha creato una scuola con la quale ha fornito agli isolani gli strumenti per raggiungere la libertà”. Una sorta di avamposto culturale capace di far tremare il regime, lo stesso che dopo appena 44 giorni l’ha tradotto a San Vittore. Da lì la condanna a 20 anni di reclusione e la violente requisitoria del pubblico ministero Michele Isgrò che ha scritto “Per 20 anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”.
Le motivazioni della fine dell’esilio usticese sono oscure, ma nessuno esclude che possano essere state dettate dalla creazione della scuola, il cui eco ancora aleggia nell’aria. Come confermato dal regista e dallo sceneggiatore: “Ustica è ancora impregnata dalla figura di Gramsci. È vero che è rimasto soltanto 44 giorni, ma in quel breve periodo è riuscito a creare uno spazio aperto alla popolazione, e ha avviato una rivoluzione culturale e sociale ancora molto presente”.
L’opera fonde le immagini reali del documentario, come i racconto degli usticesi, degli intellettuali che studiano la figura di Gramsci, e la parte di finzione ricostruita attraverso lo studio e la lettura degli scritti personali del politico, “mi sono rifatto alle lettere dal carcere – ha detto Milasi – ma sapevo che sarebbe stato difficile. Con la parte della finzione abbiamo creato un personaggio che doveva uscire dall’idea macchiettistica e doveva riuscire a fare emergere il lato umano”. Lato perfettamente emerso, anche grazie all’interpretazione di Peppino Mazzotta. “Peppino – ha proseguito Milasi – si è calato nella parte. Ha letto il copione, le lettere e ha cercato di dare vita a un personaggio vero e umano. È riuscito a conferire al personaggio una certa fisicità e una certa consistenza spirituale. Non potevamo tradire l’immaginario di Gramsci, potevamo solo proporre il nostro Gramsci”, un intellettuale umano che dall’esilio scrive alla cognata e alla moglie, descrivendo la scuola e le passioni portate avanti sull’isola.
Ma nel lavoro, prodotto da RamFilm e finanziato da Sicilia Film Commission, sono vive le parti documentaristiche, quelle che raccontano l’isola vista attraverso il filone della rivoluzione culturale. “Abbiamo dato voce a chi ha incontrato Gramsci – ha detto Barbucci – a chi ricorda chi ha seguito la scuola, e chi ha studiato l’intellettuale”. Nessuno strappo dunque tra la parte realistica e quella cinematografica, in un mix che riesce a fotografare la grande azione intellettuale portata avanti dai confinati, tra i quali emerge anche Amedeo Bordiga, il costruttore del gruppo elettrogeno che ha portato l’elettricità sull’isola.
E per meglio rendere l’atmosfera del confino, la troupe si è trasferita sull’isola, dove ha girato proprio nel periodo in cui Gramsci è stato esiliato. “Volevo rimanere fedele al periodo di permanenza di Gramsci sull’isola – ha detto Barbucci – lui ha vissuto a Ustica per 44 giorni e l’ha fatto nel periodo invernale”. Ma le atmosfere “invernali” sono state perfettamente rese anche grazie all’apporto di Daniele Ciprì, “la sua fotografia è scura, come è scura Ustica, un’isola nera in mezzo al mare”, ha detto il regista che poi ha messo in evidenza il contributo di tutti alla riuscita dell’opera, “è un film corale, in cui ognuno ha messo del suo. Senza l’aiuto della troupe questo non sarebbe stato possibile”.
Il progetto nasce da un’idea di Barbucci e dal lavoro di ricerca antropologica sulle popolazioni delle isole minori. “Dopo la tesi al Dams di Cosenza sono andato a Ustica per proseguire le ricerche sulle isole minori, e lì ho incontrato il fantasma di Gramsci. Tutta l’isola è intrisa dal suo ricordo, così ho pensato di dare vita a un documentario che raccontasse il periodo del confino”. Ha quindi coinvolto la troupe ed Emanuele Milasi. “Abbiamo girato in due periodi diversi – ha detto lo sceneggiatore – prima abbiamo girato tutta la parte del documentario. Ma una volta finite le riprese ci siamo resi conto che mancava qualcosa, mancava proprio Gramsci”. Da qui la fase della scrittura della finzione cinematografica, con la voce fuoricampo di Mazzotta che scrive le lettere indirizzate alla cognata e alla moglie. Un Gramsci umano che, arrivato in catene sull’isola, scardina l’esilio proprio grazie attraverso la creazione della scuola. Uno spazio in cui essere liberi e in cui ridare libertà alla popolazione. La scuola è stata la salvezza per i confinati che sono sopravvissuti alla morte intellettuale, e per gli usticesi è statala via d’uscita per i confinanti che altrimenti sarebbero morti intellettualmente, ma è stata anche strumento di inclusione sociale per gli isolani.
Qui il trailer.
Crediti:
Regìa Emiliano Barbucci
Direttore della fotografia Daniele Ciprì
Direttore di Produzione Maria Milasi
Produttore Esecutivo Americo Melchionda
Scritto da Emanuele Milasi
Musiche originali Marco Betta
Finzione
Antonio Gramsci Peppino Mazzotta
Amadeo Bordiga Americo Melchionda
Piero Ventura Davide Cirri
Tabaccaia Maria Milasi
Popolano Maurizio Spicuzza
Costumi Maria Adele Cipolla
Scenografia Giuseppe Colletti
Trucco & parrucco Gli Aguglia consulenti d’immagine
Assistente operatore Mauro Calanca
Aiuto operatore Alessandro Cartosio
Segretaria di edizione Maria Rosa Strano
Capo Macchinista Massimo Lazzara
Macchinista Vincenzo Navarra
Fonico Luca Bertolin
Microfonista Danilo Romancino
Elettricista Carmelo Guttadauro La Blasca
Autisti Paolino Noto, Gaetano Taranto
Documentario
Aiuto Regìa Bernardo Giannone
Camera Alessandro Cartosio
Assistente operatore Stefano Coco
Fotografo di Scena Mathia Coco
Grafica Locandina Angelo Alessandrini
Post Produzione Frame by Frame
Coordinatore di post produzione Primo De Santis
Digital Color Grading Christian Gazzi
Sound Mix Sandro Rossi
Traduzione sottotitoli Valentina Spicuzza
In collaborazione con: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – MIBAC – Direzione Generale Cinema; Ministero dello Sviluppo Economico – MISE – Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica; Regione Siciliana – Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo – Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo; Sensi Contemporanei; Sicilia FilmCommission.
Questa produzione è parte del Programma Sensi Contemporanei Cinema e Audiovisivo.
Partner
Comune di Ustica, Istituto Gramsci Siciliano, Centro Studi Ustica.